Uber e Cabeo: app a confronto
Uber nasce come start-up a San Francisco nel 2010, ricevendo finanziamenti da importanti angel investors della Silicon Valley, tra i quali spiccano nomi molto importanti del panorama tecnologico (il più importante fra tutti è Google).
L’applicazione funziona così: si scarica gratuitamente sul proprio smartphone, si inseriscono i dati della carta di credito e l’app visualizza la mappa del luogo in cui si trova, con l’indicazione delle auto disponibili nell’area circostante. Le auto messe a disposizione da Uber sono spesso modelli di marchi “di lusso” (BMW, Mercedes), e il conducente non è un semplice tassista ma un vero e proprio autista in giacca e cravatta. Il prezzo delle corse infatti è superiore del 20 o anche del 30 percento rispetto a una normale corsa diurna in taxi, ma di sera e di notte i prezzi si fanno più competitivi.
Il servizio è già attivo in 35 città del mondo, e viene finanziato dallo stesso Google. In Italia per ora è disponibile soltanto a Roma e Milano. L’idea in Italia non è stata accolta con entusiasmo, in particolar modo dalle categorie professionali connesse al servizio, ovvero i tassisti, che a Milano hanno già coniato il claim “Uber Go Home”. Dopo l’introduzione del servizio, sia a Roma che a Milano, i sindacati di categoria hanno iniziato una battaglia per difendere la posizione e il ‘mestiere’ dei tassisti dall’invasore Uber. Il servizio potrebbe infatti, potenzialmente, rivoluzionare il servizio taxi tradizionale, se non addirittura segnare la sua fine, per lo meno nella forma in cui siamo abituati a conoscerlo.
Ma anche Uber deve iniziare a temere per la propria leadership, nonostante la giovanissima età… Da poco è nato infatti Cabeo, un’altra applicazione rivolta invece a valorizzare il lavoro e la presenza dei tassisti, in collaborazione con la categoria professionale. L’applicazione permette di individuare in tempo reale la posizione del cliente che desidera effettuare un viaggio in taxi, creando così un canale diretto tra operatore e cliente.
Per una volta possiamo dire che non siamo ‘colonizzati’ da innovazioni digitali provenienti da oltreoceano. Cabeo infatti è una iniziativa tutta italiana, ideata e sviluppata da Key Capital, società italiana di investimenti. Ad oggi sono circa 500 i tassisti che hanno scaricata la versione a loro dedicata, nella città di Milano. Cabeo mira a espandersi nelle principali città italiane, ponendosi come alternativa sia a Uber che all’ormai superata Radio Taxi.
In conclusione, sia Uber che Cabeo si presentano come intelligenti iniziative, volte a migliorare il servizio di corsa privata per i consumatori, la prima con un progetto ‘disruptive’ rispetto alle abitudini di vita dei cittadini (un driver privato per tutti, invece del tassista nazional-popolare), mentre la seconda si propone come un’evoluzione digitale a supporto del classico servizio Taxi.
Sarà interessante nei prossimi anni verificare quale servizio riuscirà a imporsi sul territorio italiano, da sempre piuttosto restio ai cambiamenti.
Una cosa è certa: anche il caro, vecchio mondo dei taxi cambierà definitivamente.
photocredit: Il Post