Sensori di parcheggio e dispositivi connessi a Internet sono la base principale dello “smart parking”, l’ultima frontiera del parcheggio assistito per aiutare gli automobilisti nel trovare posto su strada e ottimizzare la sosta.
A San Francisco era stato realizzato già nel 2011 un sistema che precorreva i tempi, SFPark (http://sfpark.org). L’amministrazione comunale ha fatto incorporare migliaia di sensori wireless nella pavimentazione per raccogliere costantemente le informazioni sulla disponibilità di posti liberi e trasmetterle al sistema centrale. L’app dedicata per smartphone indica poi i parcheggi disponibili e il percorso per raggiungerli. Il sistema determina anche il costo del parcheggio in base alla posizione (più o meno appetibile) e all’ora. Questo servizio ha permesso di abbassare il traffico parassitario del 50%.
A Londra, il quartiere di Westminster ha avviato la prima sperimentazione europea facendo installare 3 mila sensori a infrarossi per sorvegliare i parcheggi, anche questi rintracciabili dagli automobilisti tramite App dedicata.
Un’azienda molto attenta a questo tema è Bosch, secondo cui in Germania si impiegano mediamente 10 minuti per trovare parcheggio, guidando per 4 chilometri e sprecando 1,35 euro di carburante. Bosch ha sviluppato dei sensori wireless da installare nel manto stradale e che riconoscono se un posto è occupato o meno e creano così una mappatura di parcheggi che viene trasmessa via Internet al device di chi sta guidando nelle vicinanze. Inoltre per trasmettere le informazioni i sensori utilizzano un trasmettitore radio a risparmio energetico cosicché non c’è spreco di energia.
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Così come Apple con Apple CarPlay, anche Google si è attrezzata sviluppando la sua piattaforma integrabile all’interno delle vetture: Android Auto permette di sincronizzare il proprio smartphone Android con lo schermo al centro della plancia.
Il sistema è compatibile solo con gli smartphone che possiedono un sistema operativo Android 5.0 Lollipop o le versioni successive e lo smartphone va collegato con un cavo MicroUSB standard.
Android Auto è progettato per fornire tutto ciò che serve in viaggio.
Una schermata di panoramica mostra automaticamente informazioni utili, organizzate in semplici schede che compaiono solo quando è necessario.
Google Maps è naturalmente integrato: il navigatore gratuito consente di arrivare a destinazione tramite i comandi vocali, mostrando le informazioni sul traffico in tempo reale, l’indicatore di corsia e altro ancora. Il navigatore di bordo è utile anche per sincronizzare gli appuntamenti in agenda in modo da programmare per tempo le tappe da raggiungere.
Non solo: entro la fine dell’anno Google rilascerà una versione di Maps che consentirà di ricevere indicazioni anche offline, utile in zone in cui la connessione Internet è assente o disturbata.
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Le “smart tecnologies” fanno sempre più parte della nostra quotidianità.
Smart-phones, Smart-TV, Smart-glasses, Smart-watches.
L’aggettivo ‘smart’ di solito si riferisce a oggetti che sono interattivi, si connettono a Internet e riescono a compiere azioni autonomamente. In questo senso questo oggetti vengono reputati ‘smart’, ossia “intelligenti”: sono in grado di cogliere degli input, applicare dell’intelligenza come se avessero un cervello, e produrre delle azioni.
Una collaborazione tra ricercatori in Cina e Stati Uniti ha portato allo sviluppo di “smart windows”: finestre che sarebbero in grado di generare energia in maniera autonoma sfruttando le diverse condizioni atmosferiche che si presentano di volta in volta.
In che modo? La chiave in questo caso sta nell’utilizzo di ‘nanogeneratori triboelettrici’ per catturare l’energia. Dietro questi due termini che sembrano astrusi per i non addetti ai lavori c’è in realtà un fenomeno che tutti abbiamo sperimentato nella quotidianità: a chi non è capitato di avvertire l’effetto elettrostatico sfilandosi un maglione o una felpa?
Si tratta appunto di convertire energia meccanica in elettricità sfruttando lo sfregamento di materiali diversi, come accade strofinando una penna a sfera su un paio di jeans.
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Mercedes ha partecipato all’ultima Disruptive Week 2014 tenutasi a fine aprile, una serie di manifestazioni milanesi dedicata ai temi dell’Internet of Things e sul modo in cui la tecnologia può concretamente migliorare la nostra vita.
Infatti, se in passato il mondo automotive si è concentrato principalmente sul miglioramento delle prestazioni dei veicoli, negli ultimi anni il settore si è impegnato soprattutto nella ricerca di nuove soluzioni tecnologiche da installare a bordo delle auto, per rendere le automobili sempre più confortevoli e connesse.
In quell’occasione Mercedes ha presentato 5 soluzioni importanti.
Allergy-friendly. Le automobili Mercedes vengono costruite con materiali (inserti, pulsanti, tasti) testati per le allergie da contatto. La casa automobilistica è infatti l’unico brand che può vantare la certificazione come Marchio di Qualità dal Centro Europeo per la Ricerca sulle Allergie (ECARF, European Centre for Allergy Research Foundation). Non solo: un team di ricerca per la qualità dell’aria nell’abitacolo lavora costantemente per garantire che i materiali utilizzati risultino piacevoli anche all’olfatto.
Attention assist. È un sistema che registra e analizza i movimenti dello sterzo del guidatore creandone un profilo personalizzato e in base a questo è in grado di rilevare anomalie nella guida che possono denotare sonnolenza o disattenzione. Ai primi sintomi di stanchezza il sistema avverte il guidatore con segnali ottici e acustici, che lo invitano a fare una pausa. Il livello di attenzione del guidatore è costantemente monitorato e reso visibile sul display nell’abitacolo tramite un grafico a barre colorato in cinque livelli. Quando scatta l’allarme, sul display appare una tazza di caffè e viene emesso un segnale acustico. Il sistema rimane attivo nell’intervallo di velocità dai 60 ai 200 km/h ed è possibile comunque impostare un livello personalizzato di sensibilità della strumentazione, regolandone a piacimento la soglia.
Abbiamo già parlato di questo sistema in un articolo precedente: anche Mercedes si adeguerà all’implementazione di questo dispositivo in grado di effettuare automaticamente una chiamata ai soccorsi in caso di incidente grave.
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L’Italia, si sa, primeggia nel settore Design. Quando il Made In Italy si sposa anche con la sostenibilità e si crea qualcosa di inedito, il primato è ancora più meritato.
È italiana infatti la prima “panchina intelligente”. È dotata di prese elettriche e Wi-Fi e di un sistema di SOS attivo H24. Inoltre, un sensore per la pioggia che disattiva la corrente dalla panchina lasciando attivo solo il sistema di emergenza, il cui servizio è gestito da una centrale operativa H24 con comunicazioni vocali bidirezionali. Per questo, la panchina offre una sicurezza a tutto tondo, pensata anche per gli imprevisti: è anti-vandalo e anti-furto.
Questa panchina “smart” si inserisce in un generale ripensamento degli spazi pubblici. Come spiegano dal Politecnico di Milano dove è stata brevettata da un team di ingegneri: “La panchina, elemento classico dell’arredo urbano, diventa tecnologica per rispondere a nuove esigenze e si trasforma in seduta multifunzionale”.
Non solo, è anche una panchina ecosostenibile in quanto realizzata con materiali compositi derivanti dall’aeronautica: PVC espanso rivestito di tessuti in fibra di carbonio impregnati di resina epossidica. La superficie è in tessuto di fibre di carbonio albuminizzato e il corpo centrale è in carbonio a vista. Materiali che rendono la panchina sottile ma nello stesso tempo resistente e leggera e facile da installare proprio per la sua leggerezza.
La panchina è anche rintracciabile al buio! I suoi profili infatti sono trattati con una resina capace di assorbire la luce del sole per restituirla di notte rendendola così visibile.
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Condividiamo contenuti sul web (social network), spazi di lavoro (coworking), posti letto (house sharing), posti macchina (car sharing), posti a tavola (social eating)… Oggi perfino condividere l’energia solare è realtà!
Si chiama “solar sharing” ed è un’idea della startup Yeloha Inc., con sede a Boston, in Massachusetts.
Non tutti riescono a installare pannelli fotovoltaici sul proprio tetto di casa, ad esempio per motivi economici, vincolo paesaggistici o limiti condominiali. Ma se il sole si potesse condividere grazie a chi non ha questi vincoli? Da qui l’idea di Yeloha. Il claim del sito ufficiale è infatti “Shine together”!
C’è chi lo ha chiamato “l’Aribnb dell’industria solare” (http://www.inc.com/david-whitford/built-from-passion-yeloha.html)… Ma come funziona?
Si può scegliere se diventare “sun host”, ospitando i pannelli solari che vengono installati gratuitamente, o “sun partner”, cittadini associati che possono acquistare dagli host l’energia con una notevole riduzione dei costi delle bollette elettriche per tutti.
Oltre all’installazione completamente gratuita dell’impianto, gli host possono avere anche uno sconto sulla bolletta grazie ad un credito del 25-30% dell’energia prodotta.
Si crea così un “Solar Sharing Network”, una community di condivisione di energia solare tra cittadini, un mercato tra pari.
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Se fino a qualche anno fa sarebbe sembrato futuristico, adesso il termine “stampante 3D” è entrato nel nostro linguaggio comune. Ne leggiamo su internet e le vediamo a fiere e manifestazioni: i loro utilizzi diventano sempre più svariati, dal campo del design a quello alimentare, a quello spaziale e a quello medicale.
Cos’è una stampante 3D? per chi ancora non lo sapesse, si tratta di un tipo di stampante che consente di creare oggetti solidi in tre dimensioni partendo da un modello digitale. È una forma di produzione ‘additiva’ in quanto l’oggetto è creato sovrapponendo strati di materiali successivi; al contrario del processo sottrattivo che invece rimuove materiale per creare forme (come può essere nella classica lavorazione del legno e del marmo per esempio).
Come per ogni novità, è già cominciata la gara agli utilizzi più originali: c’è chi ad esempio è riuscito a creare l’oggetto più piccolo al mondo stampato in 3D. Lance Abernethy, un ingegnere col pallino per le miniature, ha realizzato una riproduzione esatta di un trapano, che misura meno di 2×2 cm… ed è perfettamente funzionante, azionabile tramite un minuscolo bottone! Il tutto è stato stampato in 3 ore e poi meticolosamente assemblato. Guardate qui: https://youtu.be/gTb9FtcpVoI.
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È il momento d’oro del Bitcoin: la moneta virtuale ha recentemente superato il valore di 1000 dollari.
Ma di cosa stiamo parlando? Bitcoin è un sistema di pagamento dove la moneta di scambio è digitale ed è costituita appunto dai Bitcoin.
La sua storia è un po’ già leggenda: comincia nel 2008 quando viene pubblicato un documento tecnico firmato da ‘Satoshi Nakamoto’ (uno pseudonimo), dove si descrive nei dettagli quale funzionamento e quali caratteristiche avrebbero avuto i Bitcoin. L’anno successivo viene distribuita la prima versione del software che avrebbe creato questo sistema di interscambio monetario. Il protocollo e il software Bitcoin sono rilasciati in modalità open source e quindi qualsiasi sviluppatore nel mondo può revisionare il codice o creare la propria versione modificata.
Già in passato, negli ambienti hacker e cypherpunk, era emersa l’idea di una nuova forma di denaro virtuale, gestito senza alcuna autorità centrale. Nessuno infatti possiede la rete Bitcoin, ma essa è controllata da tutti gli utenti Bitcoin in giro per il mondo.
I Bitcoin nascono quindi per permettere agli utenti di trasferire pagamenti in maniera sicura grazie a Internet e senza doversi affidare a un intermediario. Si tratta della prima rete decentralizzata di pagamento peer-to-peer.
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A poche settimane dal lancio dell’iWatch, l’ultimo visionario prodotto di casa Apple, si affollano i rumors su un progetto ancora più sorprendente che aprirebbe nuove ‘strade’ (letteralmente) al potente marchio della Mela.
La notizia di una possibile “Apple Car” rimbalza da una testata all’altra, raccogliendo dettagli, impressioni e opinioni: tra le ultime indiscrezioni si parla anche di un coinvolgimento di BMW come partner tecnico per lo sviluppo.
Mentre continua la caccia alla news più fresca sull’argomento, CarWow ha concepito un’ipotesi grafica di come potrebbe essere la prima vettura Apple, immaginandola come una coupé.
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Il Salone di Ginevra, giunto alla sua 85^ edizione, non ha mancato di riservare anche per quest’anno emozionanti novità per gli appassionati delle quattro ruote. Ad esempio, per quanto riguarda Suv e Crossover i dati parlano chiaro: in Italia le vendite sono cresciute del +5,3% (il 20% del mercato mondiale nel 2014). Per questo, non sono mancate novità riguardanti le auto rialzate da terra.
Degne di nota sono state la Q7 e-tron quattro di Audi, esempio di ibrido diesel ed elettrico che consente di raggiungere una potenza combinata di 373 cavalli e un’autonomia in modalità elettrica di 56 Km. Un esemplare unico è poi la Jeep Renegade Hard Steel, nata dalla collaborazione di Jeep, Mopar e del Centro Stile FCA, per il suo carrello uguale al posteriore e contenente gli altoparlanti audio e per questo definito “entertainment station”. L’impianto ha suonato in anteprima proprio alla manifestazione elvetica.