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Ambiente pulito, macchina pulita!


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Carburanti ‘verdi’, alimentazione ibrida, energie alternative, car-sharing… la consapevolezza ecologica nel settore dell’automotive è ormai parte della nostra vita quotidiana, ma quasi esclusivamente per quanto riguarda le emissioni inquinanti dei veicoli.

È possibile lavare l’automobile in maniera ecologica e senza affidarsi a prodotti chimici che potrebbero, oltre a danneggiare l’ambiente, costare.

Ecco alcuni trucchetti per la pulizia ‘ecologica’ di interni ed esterni.

Vi avvisiamo subito: il bicarbonato diverrà il vostro migliore amico. Infatti, dopo aver sbattuto o aspirato lo sporco dai tappetini, potrete eliminare i cattivi odori con facilità cospargendoli di bicarbonato e lasciandoli all’aria anche un paio d’ore prima di aspirarli nuovamente.

Ma i cattivi odori possono essere eliminati anche dagli interni dell’automobile, posizionando dei contenitori di bicarbonato o caffè in polvere (i fondi della caffettiera asciutti) nell’abitacolo della macchina e lasciando agire per qualche ora.

Per pulire il cruscotto si può utilizzare un semplice panno in microfibra inumidito con dell’acqua tiepida e strizzato bene e un panno in cotone per asciugare dopo la pulizia. Per i punti più difficili da raggiungere è possibile utilizzare uno spazzolino da denti usato.

Anche per i finestrini è molto indicato il panno in microfibra, sia per l’esterno che per l’interno, e lo stesso discorso vale per il panno in cotone. Per lavare i vetri inoltre si può preparare un detergente fai-da-te, che consiste nel  versare dentro uno spruzzino mezzo litro d’acqua e un cucchiaio di detersivo eco-bio per i piatti.

Questo semplice mix può essere usato anche per la pulizia della carrozzeria. Bisogna utilizzare una spugna dalla parte morbida, ma nel caso di tracce di fango asciutte si può provare con una spazzola per il bucato, strofinando con estrema delicatezza per non rovinare la carrozzeria della propria auto. Con lo stesso scopo, si può creare una crema leggermente abrasiva a base di bicarbonato di sodio (da preparare sul momento): 50 grammi di bicarbonato, 1 cucchiaio di detersivo per i piatti e qualche goccia di acqua tiepida. Si deve mescolare fino al raggiungimento di un composto simile alla crema e poi passare sulla zona interessata.

Nel risciacquo cercate di risparmiare più acqua possibile, possibilmente strofinate e insaponate bene tutte le parti esterne in modo da poter utilizzare un risciacquo solo che vi permetta di limitare l’acqua quando rimuoverete il sapone. Appena sciacquata tutta l’auto preoccupatevi subito di asciugarla rivolgendovi ancora alla fedele microfibra o al cotone.

Questi accorgimenti potrebbero farvi risparmiare tempo e soldi per il lavaggio del vostro veicolo, e contribuire alla sostenibilità della vostra vettura! E inoltre, con prodotti così delicati, si possono fare in compagnia dei bambini, trasformando un momento tedioso in un pomeriggio di allegria!

 photocredit: greenme.it 

Auto e cinema: cuori su quattro ruote


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Il cinema ad Agosto è sinonimo di pellicole d’azione e di avventura. Questi generi si incrociano spesso con il mondo delle corse e degli appassionati di automobili, raccontato spingendo il pedale dell’acceleratore sulla fantasia e sulle performance delle vetture protagoniste.

Quasi surreale sono le corse in auto di Taxxi, film francese con ben tre sequel, che vede protagonista Daniel Morales, un fattorino, pazzo per le quattro ruote. Nel suo garage ha modificato una Peugeot 406 in modo che possa correre come un’auto da corsa tra le strade di Marsiglia.

Con il suo bolide e le sue capacità di pilota, catturerà la “banda delle Mercedes” che a bordo di una Mercedes-Benz 500E rapina le banche di Marsiglia.

E a proposito di auto modificate non si può non citare Deathproof – A Prova di Morte, film di Quentin Tarantino in cui Stuntman Mike rende protagoniste non una ma ben due macchine: una Chevy Nova del 1971/72 (lo stesso modello dei protagonisti di Pulp Fiction) targata JJZ-109 e una Dodge Charger del 1969. La targa JJZ-109 non è casuale ma una citazione della Ford Mustang Fastback del 1968 guidata da Steve McQueen nel film “Bullitt”.

Bullitt è un film del ’68, diretto da P.Yates, nel quale un tenente di polizia deve proteggere un mafioso che ha deciso di testimoniare contro Cosanostra. Sarà solo grazie alle alte prestazioni della sua automobile (una Ford Mustang G.T.390 Fastback) che riuscirà ad uscire incolume dagli inseguimenti dei suoi nemici.

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Ruote che viaggiano veloci in un altro film con McQueen: “Le 24 ore di Le Mans” ambientato nello storico circuito di Le Mans. McQueen, che era un appassionato delle due e delle quattro ruote anche nella vita reale, interpreta un pilota di nome Michael Delane, alla guida di una Porsche 91 SS e una 917. Il film ebbe scarso successo all’epoca della sua uscita (1971), ma a distanza di anni viene ricordato come una realistica testimonianza di uno dei più famosi periodi della storia motoristica e come uno tra i migliori film di corse automobilistiche mai girato.

E a proposito di gare, non si può trascurare la serie di maggior successo degli ultimi anni: Fast and Furious. In tutti e sei (quasi sette) film, le protagoniste sono le auto da corsa ‘truccate’ nei migliori garage di tutto il mondo. Ne sono un esempio: la Toyota Supra della prima serie, la  Mazda RX7 e la Dodge Charger, la Nissan GT-R R33, due Honda S2000, presenti anche in Tokyo Drift. C’è spazio anche per le Ferrari, dalla 360 spider di 2Fast 2Furious fino al lungo elenco di Fast and Furious 6 (FXX, 458 Italia, F40).

Il tema dell’auto e degli uomini che si muovono in questo mondo, è ben presente in molti film e l’elenco sarebbe infinito: The Bourne Supremacy, Duel, Death Race, Il Sorpasso, The Italian Job, Drive, Rush

Ma se siete registi, attenzione che non vi sparisca la macchina! Come accadde a Quentin Tarantino sul set di Pulp Fiction dove gli venne rubata la sua Chevrolet Chevelle Malibu… incredibilmente ritrovata dopo solo 20 anni dal furto!

 photocredit: cinemaspection  & omniauto.it

1914 – 2014: il primo secolo del semaforo


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Ci sono oggetti talmente comuni, talmente “normali”, oggetti a cui siamo così profondamente abituati che difficilmente riflettiamo sulla loro storia e su quanto abbiano effettivamente cambiato la nostra percezione del mondo. Il 2014 è l’anno in cui il semaforo compie 100 anni.

A New York è il 1914, centinaia di persone si danno appuntamento per le 5 del pomeriggio tra la East 105th Street e la Euclid Avenue. Curiosi, giornalisti, autorità. Sono tutti in attesa che si accenda la luce verde di quello strano aggeggio piantato sull’asfalto. L’inventore della scatola luminosa è James Hoge. Dopo di lui arriverà William Potts, con il primo semaforo automatico e nel 1923 l’afroamericano Garret Morgan brevetterà il terzo segnale, quello giallo.

In Europa il primo semaforo si accende nel 1922 a Parigi, per poi arrivare ad Amburgo, a Berlino, a Londra. Nel Bel Paese invece bisognerà attendere il 1925 per vederlo in azione, a Milano, all’incrocio tra Piazza Duomo, via Orefici e via Torino. Le reazioni dei meneghini? Naturalmente divise tra gli entusiasti e gli scettici. Negli anni ’20 del secolo scorso il traffico non era certo quello che conosciamo noi, anzi, era un fenomeno profondamente ridotto, normale dunque che l’uomo comune pensasse che il semaforo sarebbe durato ben poco, in quanto abbastanza inutile.

A Roma, capitale politica, il semaforo arriva nel 1929 quando Filippo Ugolini (inventore per passione e padre del tassametro) si mette all’opera per collaudare quel nuovo strumento, indispensabile per rendere più sicure le strade della città. Secondo gli storici pare che l’esordio romano non sia stato particolarmente positivo: le cronache dell’epoca raccontano infatti che il primo semaforo romano abbia causato diversi tamponamenti a causa del cambiamento troppo repentino dal verde al rosso. La soluzione? Aggiungere un altro segnale, di tipo acustico. Purtroppo il continuo scampanellio (simile a quello dei passaggi a livello) suscita proteste e malcontento tra i residenti che ne impongono la rimozione!

Ugolini non si arrende e anzi, continua a sperimentare prototipi costruiti a suo spese, finché finalmente l’11 gennaio del 1934 a Largo Goldoni viene installato un semaforo a più luci in cui il passaggio dal rosso al verde, e viceversa, è segnalato da una serie di lampadine che si spengono e si accendono in progressione, dando quindi più tempo agli autisti di partire o fermarsi evitando i tamponamenti. Il nuovo semaforo è un successo e prima che il 1934 finisca vengono installati 15 semafori in altrettanti incroci, consacrando Ugolini (e la sua straordinaria pazienza e determinazione) tra i personaggi più amati della Roma dell’epoca.

Un’altra tappa importante nella storia dei semafori è datata 1961 quando a Berlino viene installato il primo semaforo per passaggi pedonali che, naturalmente, si diffonde a macchia d’olio in tutto il mondo. Il segnale semaforico infatti è universale: verde, rosso e giallo, anche se non tutti i paesi utilizzano la sequenza cromatica in maniera uniforme.

Da 100 anni il semaforo è parte integrante, e importante, dell’arredo urbano e probabilmente lo sarà ancora per molto molto tempo.

Nel frattempo facciamo tanti tanti auguri alla ‘scatola luminosa’, per i suoi primi 100 anni!

 photocredit: facilisimo.com

Susie Wolff: una ragazza in Formula 1


Motor Racing - Formula One World Championship - British Grand Prix - Preparation Day - Silverstone, England

La Formula 1 è uno sport a maggioranza maschile. Indiscutibilmente.

Certo nella storia si sono presentate notevoli eccezioni al femminile, a cominciare dall’italiana Teresa De Filippis che fu la prima donna al volante di una macchina da corsa.

Oggi il volto di donna dei motori più veloci del mondo è quello di Susie Wolff, collaudatrice e pilota della scuderia Williams Martini dal 2011. Susie ha 31 anni, nasce nel 1982 a Oban, una cittadina scozzese di sole ottomila anime, affacciata sull’Oceano Atlantico. Attualmente è sposata con Toto Wolff, uno dei co-proprietari della scuderia Mercedes. Proprio lo status di ‘moglie’, ha messo Susie al centro di alcune polemiche: diverse voci importanti all’interno del mondo della Formula 1 hanno “accusato” Susie Wolff di essere stata aiutata dal marito nella sua carriera automobilistica.

Le voci possono essere in realtà smentite dai fatti, perché la storia di Susie come pilota inizia svariati anni fa, nel 1999: la scozzese infatti vanta diversi titoli nazionali nel karting, ha corso con la Renault, ha partecipato a molte competizioni di Formula 3 e, dal 2006 è entrata anche nel DTM tedesco, il più prestigioso campionato continentale per vetture turismo.

La sua passione per i motori nasce in tenera età, come ha recentemente raccontato in un’intervista rilasciata a una rivista femminile: i genitori di Susie infatti erano proprietari di un negozio di moto e proprio grazie alle moto da cross, con cui Susie sfidava i suoi fratelli, è nato l’amore per la competizione in pista e per le sfide adrenaliniche.

Curiosità: da quando Susie è passata alla Formula 1 ha abbandonato le moto, sua prima passione. Pare infatti che questa sia una promessa fatta al padre, che le ha chiesto di “limitare i rischi” e di gareggiare solo su 4 ruote e non su 2, essendo la Formula 1 già abbastanza… pericolosa.

Il 2014 è un anno importante per Susie, che sarà al via di due sessioni di prove libere del venerdì della Formula 1. Pat Symonds direttore tecnico della scuderia Williams ha voluto commentare questa notizia: Susie è diventata un membro prezioso della nostra line up di piloti e il 2014 la vedrà assumere ulteriori responsabilità ”.

Purtroppo il debutto di Susie in pista non è stato un grande successo: nel giugno del 2014 a Silverstone, Gran Bretagna, la vettura della Wolff ha avuto un problema tecnico costringendo “la pilotessa” a parcheggiare a bordo pista. Purtroppo la Williams FW36 non ha potuto essere riparata in tempo per consentirle di riprendere la pista.

Ma questo primo passo falso non turba l’animo determinato, competitivo e coraggioso di Susie: la costanza femminile è esattamente ciò che ci vuole in uno sport come la Formula 1.

Sentiremo ancora parlare di questa giovane scozzese dal sorriso accattivante che sta cambiando, forse, il mondo “troppo maschio” dei motori e della Formula 1.

 photocredit: telesport.hu

La fantasia su 4 ruote


SaloneGinevra

Tutti i grandi appassionati di auto e motore dovrebbero fare una visita al Salone dell’Automobile di Ginevra. L’evento si svolge ogni anno a Ginevra, in Svizzera, dal 1905. Si tratta di una manifestazione esclusiva e di grande importanza storica, in più di 100 anni infatti si è interrotta solo a causa dei due conflitti mondiali. La prima macchina che venne presentata al Salone fu una Clément-Bayard (una casa automobilistica e aeronautica attiva dal 1900 al 1919) carburata a petrolio e alcool. Attualmente sembra assurdo, è vero, eppure anche nel 2014 le stranezze al Salone dell’Auto non sono mancate. Sì, perché quale migliore occasione se non Ginevra per presentare e scoprire tutti i concept automobilistici più innovativi? Alcuni davvero straordinari, altri forse solo bizzarri, sta di fatto che il Salone riserva sempre grandi sorprese.

Che dire ad esempio dell’incredibile bolide Koenigsegg Agera One:1, una macchina svedese potentissima che raggiunge la perfezione 1:1 tra peso e potenza, la cui velocità massima dichiarata si aggira intorno ai 440 km/h? Non mancano comunque le piccole “pietre preziose” tutte Made In Italy, come l’Alfa Romeo 4c o la Abarth 695 biposto, ispirata alla Fiat 500 originale.

Eppure il Salone di Ginevra quest’anno come sempre ha lasciato spazio alla più innovativa creatività: ad esempio, quanti di voi si sentono pronti per guidare una vettura in legno? Si chiama Biofiore ed è definita un’ecologica estrema. Ideata dalla cartiera finlandese UPM insieme all’università di Helsinki è completamente realizzata con materie provenienti da fonti rinnovabili, atossiche e senza solventi. Il motore è della Volkswagen, ma è alimentato dall’UPM BioVerno, un carburante speciale ottenuto dalla cartiera a partire dal legno.

Ma se il legno non dovesse essere di vostro gusto ricordate che c’è sempre l’auto stampata in 3D, presentata dalla tedesta Edag. La costruzione della vettura si basa sul concetto di produzione additiva: ogni componente viene realizzato strato su strato, abbattendo i costi e migliorando la robustezza. Certo, potrebbe essere la rivoluzione dell’industria, ma passerà del tempo prima che le macchine stampate in 3D calchino le nostre strade.

Quest’anno poi come al solito non si smentisce Frank Rinderknecht, uno tra i designer più originali e creativi, che dopo aver proposto l’auto subacquea nel 2010 (tre motori: due su strada e uno marino, per viaggi un po’ particolari…) ha presentato nel 2014 XchangE, un salotto su quattro ruote che dispone di 20 allestimenti diversi. Praticamente un salotto, una lounge, è possibile arricchirlo con poltrone, divanetti, televisori e macchinette per il caffè italiane, per non farsi mancare proprio niente. Frank Rinderknecht è fatto così, la nascita della sua casa automobilistica Rinspeed risale al 1979 e si è sempre distinta per originalità forse eccessiva ma certamente innovativa, divertente e originale, sempre improntata alla ricerca di nuove soluzioni per la mobilità, senza nessun timore di rischiare e sperimentare!

E che dire, infine, della vettura che si ispira in tutto e per tutto all’automobile di Batman? Realizzata in soli 47 giorni da 30 studenti del Centre Espera di Montbéliard in Francia questa vettura, anche se rossa, richiama la potenza e la linea avveniristica della bat mobile e dispone di un motore Citroen DS3, per chi alla guida vuole sentirsi proprio come un supereroe!

Il Salone di Ginevra è un evento che dimostra che la creatività del mondo dell’automotive è ancora viva e attiva, e sempre più professionisti, tecnici e appassionati si stanno ingegnando per trovare soluzioni di mobilità sempre nuove, con particolare occhio a tutto ciò che è anticonvenzionale. Il mondo delle auto del resto è stato creato per guardare al nuovo senza paura e senza pregiudizi, come ci ricorda la frase più famosa di Henry Ford, fondatore della casa automobilistica omonima: “Se avessi ascoltato i miei clienti avrei dato loro un cavallo più veloce”. Perché i clienti hanno sempre ragione, ma sta ai grandi uomini coraggiosi aver voglia di creare il futuro!

 photocredit: Motorpad.it

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