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Carburanti ‘verdi’, alimentazione ibrida, energie alternative, car-sharing… la consapevolezza ecologica nel settore dell’automotive è ormai parte della nostra vita quotidiana, ma quasi esclusivamente per quanto riguarda le emissioni inquinanti dei veicoli.
È possibile lavare l’automobile in maniera ecologica e senza affidarsi a prodotti chimici che potrebbero, oltre a danneggiare l’ambiente, costare.
Ecco alcuni trucchetti per la pulizia ‘ecologica’ di interni ed esterni.
Vi avvisiamo subito: il bicarbonato diverrà il vostro migliore amico. Infatti, dopo aver sbattuto o aspirato lo sporco dai tappetini, potrete eliminare i cattivi odori con facilità cospargendoli di bicarbonato e lasciandoli all’aria anche un paio d’ore prima di aspirarli nuovamente.
Ma i cattivi odori possono essere eliminati anche dagli interni dell’automobile, posizionando dei contenitori di bicarbonato o caffè in polvere (i fondi della caffettiera asciutti) nell’abitacolo della macchina e lasciando agire per qualche ora.
Per pulire il cruscotto si può utilizzare un semplice panno in microfibra inumidito con dell’acqua tiepida e strizzato bene e un panno in cotone per asciugare dopo la pulizia. Per i punti più difficili da raggiungere è possibile utilizzare uno spazzolino da denti usato.
Anche per i finestrini è molto indicato il panno in microfibra, sia per l’esterno che per l’interno, e lo stesso discorso vale per il panno in cotone. Per lavare i vetri inoltre si può preparare un detergente fai-da-te, che consiste nel versare dentro uno spruzzino mezzo litro d’acqua e un cucchiaio di detersivo eco-bio per i piatti.
Questo semplice mix può essere usato anche per la pulizia della carrozzeria. Bisogna utilizzare una spugna dalla parte morbida, ma nel caso di tracce di fango asciutte si può provare con una spazzola per il bucato, strofinando con estrema delicatezza per non rovinare la carrozzeria della propria auto. Con lo stesso scopo, si può creare una crema leggermente abrasiva a base di bicarbonato di sodio (da preparare sul momento): 50 grammi di bicarbonato, 1 cucchiaio di detersivo per i piatti e qualche goccia di acqua tiepida. Si deve mescolare fino al raggiungimento di un composto simile alla crema e poi passare sulla zona interessata.
Nel risciacquo cercate di risparmiare più acqua possibile, possibilmente strofinate e insaponate bene tutte le parti esterne in modo da poter utilizzare un risciacquo solo che vi permetta di limitare l’acqua quando rimuoverete il sapone. Appena sciacquata tutta l’auto preoccupatevi subito di asciugarla rivolgendovi ancora alla fedele microfibra o al cotone.
Questi accorgimenti potrebbero farvi risparmiare tempo e soldi per il lavaggio del vostro veicolo, e contribuire alla sostenibilità della vostra vettura! E inoltre, con prodotti così delicati, si possono fare in compagnia dei bambini, trasformando un momento tedioso in un pomeriggio di allegria!
photocredit: greenme.it
Il cinema ad Agosto è sinonimo di pellicole d’azione e di avventura. Questi generi si incrociano spesso con il mondo delle corse e degli appassionati di automobili, raccontato spingendo il pedale dell’acceleratore sulla fantasia e sulle performance delle vetture protagoniste.
Quasi surreale sono le corse in auto di Taxxi, film francese con ben tre sequel, che vede protagonista Daniel Morales, un fattorino, pazzo per le quattro ruote. Nel suo garage ha modificato una Peugeot 406 in modo che possa correre come un’auto da corsa tra le strade di Marsiglia.
Con il suo bolide e le sue capacità di pilota, catturerà la “banda delle Mercedes” che a bordo di una Mercedes-Benz 500E rapina le banche di Marsiglia.
E a proposito di auto modificate non si può non citare Deathproof – A Prova di Morte, film di Quentin Tarantino in cui Stuntman Mike rende protagoniste non una ma ben due macchine: una Chevy Nova del 1971/72 (lo stesso modello dei protagonisti di Pulp Fiction) targata JJZ-109 e una Dodge Charger del 1969. La targa JJZ-109 non è casuale ma una citazione della Ford Mustang Fastback del 1968 guidata da Steve McQueen nel film “Bullitt”.
Bullitt è un film del ’68, diretto da P.Yates, nel quale un tenente di polizia deve proteggere un mafioso che ha deciso di testimoniare contro Cosanostra. Sarà solo grazie alle alte prestazioni della sua automobile (una Ford Mustang G.T.390 Fastback) che riuscirà ad uscire incolume dagli inseguimenti dei suoi nemici.
Ruote che viaggiano veloci in un altro film con McQueen: “Le 24 ore di Le Mans” ambientato nello storico circuito di Le Mans. McQueen, che era un appassionato delle due e delle quattro ruote anche nella vita reale, interpreta un pilota di nome Michael Delane, alla guida di una Porsche 91 SS e una 917. Il film ebbe scarso successo all’epoca della sua uscita (1971), ma a distanza di anni viene ricordato come una realistica testimonianza di uno dei più famosi periodi della storia motoristica e come uno tra i migliori film di corse automobilistiche mai girato.
E a proposito di gare, non si può trascurare la serie di maggior successo degli ultimi anni: Fast and Furious. In tutti e sei (quasi sette) film, le protagoniste sono le auto da corsa ‘truccate’ nei migliori garage di tutto il mondo. Ne sono un esempio: la Toyota Supra della prima serie, la Mazda RX7 e la Dodge Charger, la Nissan GT-R R33, due Honda S2000, presenti anche in Tokyo Drift. C’è spazio anche per le Ferrari, dalla 360 spider di 2Fast 2Furious fino al lungo elenco di Fast and Furious 6 (FXX, 458 Italia, F40).
Il tema dell’auto e degli uomini che si muovono in questo mondo, è ben presente in molti film e l’elenco sarebbe infinito: The Bourne Supremacy, Duel, Death Race, Il Sorpasso, The Italian Job, Drive, Rush…
Ma se siete registi, attenzione che non vi sparisca la macchina! Come accadde a Quentin Tarantino sul set di Pulp Fiction dove gli venne rubata la sua Chevrolet Chevelle Malibu… incredibilmente ritrovata dopo solo 20 anni dal furto!
photocredit: cinemaspection & omniauto.it
Ci sono oggetti talmente comuni, talmente “normali”, oggetti a cui siamo così profondamente abituati che difficilmente riflettiamo sulla loro storia e su quanto abbiano effettivamente cambiato la nostra percezione del mondo. Il 2014 è l’anno in cui il semaforo compie 100 anni.
A New York è il 1914, centinaia di persone si danno appuntamento per le 5 del pomeriggio tra la East 105th Street e la Euclid Avenue. Curiosi, giornalisti, autorità. Sono tutti in attesa che si accenda la luce verde di quello strano aggeggio piantato sull’asfalto. L’inventore della scatola luminosa è James Hoge. Dopo di lui arriverà William Potts, con il primo semaforo automatico e nel 1923 l’afroamericano Garret Morgan brevetterà il terzo segnale, quello giallo.
In Europa il primo semaforo si accende nel 1922 a Parigi, per poi arrivare ad Amburgo, a Berlino, a Londra. Nel Bel Paese invece bisognerà attendere il 1925 per vederlo in azione, a Milano, all’incrocio tra Piazza Duomo, via Orefici e via Torino. Le reazioni dei meneghini? Naturalmente divise tra gli entusiasti e gli scettici. Negli anni ’20 del secolo scorso il traffico non era certo quello che conosciamo noi, anzi, era un fenomeno profondamente ridotto, normale dunque che l’uomo comune pensasse che il semaforo sarebbe durato ben poco, in quanto abbastanza inutile.
A Roma, capitale politica, il semaforo arriva nel 1929 quando Filippo Ugolini (inventore per passione e padre del tassametro) si mette all’opera per collaudare quel nuovo strumento, indispensabile per rendere più sicure le strade della città. Secondo gli storici pare che l’esordio romano non sia stato particolarmente positivo: le cronache dell’epoca raccontano infatti che il primo semaforo romano abbia causato diversi tamponamenti a causa del cambiamento troppo repentino dal verde al rosso. La soluzione? Aggiungere un altro segnale, di tipo acustico. Purtroppo il continuo scampanellio (simile a quello dei passaggi a livello) suscita proteste e malcontento tra i residenti che ne impongono la rimozione!
Ugolini non si arrende e anzi, continua a sperimentare prototipi costruiti a suo spese, finché finalmente l’11 gennaio del 1934 a Largo Goldoni viene installato un semaforo a più luci in cui il passaggio dal rosso al verde, e viceversa, è segnalato da una serie di lampadine che si spengono e si accendono in progressione, dando quindi più tempo agli autisti di partire o fermarsi evitando i tamponamenti. Il nuovo semaforo è un successo e prima che il 1934 finisca vengono installati 15 semafori in altrettanti incroci, consacrando Ugolini (e la sua straordinaria pazienza e determinazione) tra i personaggi più amati della Roma dell’epoca.
Un’altra tappa importante nella storia dei semafori è datata 1961 quando a Berlino viene installato il primo semaforo per passaggi pedonali che, naturalmente, si diffonde a macchia d’olio in tutto il mondo. Il segnale semaforico infatti è universale: verde, rosso e giallo, anche se non tutti i paesi utilizzano la sequenza cromatica in maniera uniforme.
Da 100 anni il semaforo è parte integrante, e importante, dell’arredo urbano e probabilmente lo sarà ancora per molto molto tempo.
Nel frattempo facciamo tanti tanti auguri alla ‘scatola luminosa’, per i suoi primi 100 anni!
photocredit: facilisimo.com
La Formula 1 è uno sport a maggioranza maschile. Indiscutibilmente.
Certo nella storia si sono presentate notevoli eccezioni al femminile, a cominciare dall’italiana Teresa De Filippis che fu la prima donna al volante di una macchina da corsa.
Oggi il volto di donna dei motori più veloci del mondo è quello di Susie Wolff, collaudatrice e pilota della scuderia Williams Martini dal 2011. Susie ha 31 anni, nasce nel 1982 a Oban, una cittadina scozzese di sole ottomila anime, affacciata sull’Oceano Atlantico. Attualmente è sposata con Toto Wolff, uno dei co-proprietari della scuderia Mercedes. Proprio lo status di ‘moglie’, ha messo Susie al centro di alcune polemiche: diverse voci importanti all’interno del mondo della Formula 1 hanno “accusato” Susie Wolff di essere stata aiutata dal marito nella sua carriera automobilistica.
Le voci possono essere in realtà smentite dai fatti, perché la storia di Susie come pilota inizia svariati anni fa, nel 1999: la scozzese infatti vanta diversi titoli nazionali nel karting, ha corso con la Renault, ha partecipato a molte competizioni di Formula 3 e, dal 2006 è entrata anche nel DTM tedesco, il più prestigioso campionato continentale per vetture turismo.
La sua passione per i motori nasce in tenera età, come ha recentemente raccontato in un’intervista rilasciata a una rivista femminile: i genitori di Susie infatti erano proprietari di un negozio di moto e proprio grazie alle moto da cross, con cui Susie sfidava i suoi fratelli, è nato l’amore per la competizione in pista e per le sfide adrenaliniche.
Curiosità: da quando Susie è passata alla Formula 1 ha abbandonato le moto, sua prima passione. Pare infatti che questa sia una promessa fatta al padre, che le ha chiesto di “limitare i rischi” e di gareggiare solo su 4 ruote e non su 2, essendo la Formula 1 già abbastanza… pericolosa.
Il 2014 è un anno importante per Susie, che sarà al via di due sessioni di prove libere del venerdì della Formula 1. Pat Symonds direttore tecnico della scuderia Williams ha voluto commentare questa notizia: “ Susie è diventata un membro prezioso della nostra line up di piloti e il 2014 la vedrà assumere ulteriori responsabilità ”.
Purtroppo il debutto di Susie in pista non è stato un grande successo: nel giugno del 2014 a Silverstone, Gran Bretagna, la vettura della Wolff ha avuto un problema tecnico costringendo “la pilotessa” a parcheggiare a bordo pista. Purtroppo la Williams FW36 non ha potuto essere riparata in tempo per consentirle di riprendere la pista.
Ma questo primo passo falso non turba l’animo determinato, competitivo e coraggioso di Susie: la costanza femminile è esattamente ciò che ci vuole in uno sport come la Formula 1.
Sentiremo ancora parlare di questa giovane scozzese dal sorriso accattivante che sta cambiando, forse, il mondo “troppo maschio” dei motori e della Formula 1.
photocredit: telesport.hu
Il mondo si divide in due grandi categorie: chi è appassionato di motori e chi non lo è. A sua volta la categoria “appassionati” ha varie sfaccettature: c’è chi segue la Formula 1, chi legge le riviste di settore e chi, quando si tratta di auto, preferisce interessarsi alla parte più “storica” se non addirittura “antropologica” di questo straordinario oggetto che ha cambiato per sempre la storia della mobilità umana.
Il modo migliore per immergersi completamente nella storia e nell’arte che stanno dietro alle automobili è visitare e scoprire i musei dedicati, numerosi anche in Italia e in generale molto diffusi in tutto il mondo. Qui trovate una lista dei Musei dell’Automobile più belli e importanti al mondo.
Al primo posto come non citare Petersen Automotive Museum di Los Angeles? Questo spazio incredibile vanta una collezione senza precedenti distribuita su quattro piani: modelli da strada, auto da corsa, motociclette vintage e veicoli concept. Data la location il museo vanta anche una parte dedicata alle auto e alle moto rese famose nella storia dal cinema e dalla televisione. Il museo intende essere una vera e propria “raccolta” delle auto che hanno fatto la fama degli Stati Uniti anche all’estero: qui potrete vedere i classici camioncini del latte, gli autobus della scuola e in pieno stile USA godervi l’intera area dedicata alla macchina preferita dagli Americani… La leggendaria Ford Mustang!
Spostandoci in Europa i musei più celebri sono sicuramente in Germania, a cominciare dal Mercedes-Benz Museum. La struttura del museo si sviluppa su un motivo a quadrifogli sovrapposti, per un totale di circa sedicimila metri quadri di spazio espositivo. Le sale sono distribuite su ben 9 piani e raccontano tutta la lunghissima storia del marchio (circa 126 anni) attraverso più di 160 veicoli: qui potrete ammirare l’automobile da turismo Mercedes Knight del 1921, la Mercedes-Benz 190SL del 1958 o la futuristica C111 del 1969.
Sempre in Germania un’altra casa automobilistica dispone di un meraviglioso museo: si trova a Stoccarda il museo della Porsche, una struttura imponente costata ben 124 milioni di dollari. Il museo riserva particolare attenzione alla parte più tecnica, sociale e culturale dell’azienda grazie alla messa a disposizione degli immensi archivi, e presenta naturalmente tutti i modelli storici del celebre marchio.
E l’Italia? Il nostro paese non deluderà gli appassionati di storia dell’automobile. Siamo infatti ricchi di musei dedicati, a cominciare dal Museo Casa Enzo Ferrari di Modena. La struttura si sviluppa attorno alla casa di Enzo Ferrari, appunto, dove il fondatore dell’azienda ha trascorso la sua infanzia. All’interno del museo non troverete solo il Cavallino: lo spazio ospita infatti anche auto Alfa Romeo, Fiat e Maserati, che Enzo contribuì a realizzare prima che il suo nome entrasse nel mito.
A Brescia si trova inoltre il Museo Mille Miglia, che ospita collezioni di auto all’interno di un incantevole monastero dell’undicesimo secolo. L’edificio è un tributo alla gara endurance su strada tenutasi dal 1927 al 1957: la celebre competizione vedeva sfidarsi auto come Ferrari, Maserati, Alfa Romeo, Porsche e BMW di cui potrete ammirare i modelli perfettamente conservati.
Infine a Torino è possibile visitare il MAUTO, intitolato a Giovanni Agnelli. Il Museo Nazionale dell’Automobile è considerato tra i più importanti e antichi musei dell’automobile del mondo. È stato inaugurato nel 1960 e da allora si è costantemente arricchito di nuovi modelli, nuove sezioni, nuovi spazi che ripercorrono la storia dell’automobile in Italia, il rapporto con il design, con la tecnologia e l’innovazione.
In conclusione, se amate le auto e siete interessati ad approfondirne gli aspetti più concettuali e curiosi non fatevi scappare una gita in una di queste città e ricordate, anche il nostro piccolo paese è grande quando si tratta di motori!
photocredit: architecturenewsplus
Oggi torniamo a indagare sulla questione “incubo parcheggio”.
La ricerca del parcheggio in una città grande e caotica è sempre un’immensa perdita di tempo e una grande causa di stress, ma forse dall’America arriverà presto un’app che potrebbe cambiare le cose.
Si chiama MonkeyParking ed è stata inventata proprio in Italia, a Roma, da Paolo Dibrowolny, Federico Di Legge e Roberto Zanetti. MonkeyParking permette di sapere in anticipo se nei dintorni c’è qualcuno che sta per liberare un parcheggio, e di fare un’offerta per ottenerlo, oppure permette di “vendere” il proprio posto prima di lasciarlo.
All’inizio non prevedeva l’uso del denaro “reale” ma solo un sistema di “crediti banana” che valevano solo per scambiare o comprare un parcheggio, oppure per ottenere sconti e pop corn al cinema. Da aprile 2014 l’app è sbarcata a San Francisco, dove stanno implementando un sistema di pagamento vero e proprio.
Ma com’è nata quest’idea che sembra essere davvero innovativa e rivoluzionaria? I fondatori rispondono: “Dalla sensazione provata quando stai cercando parcheggio e chiedi a un passante se sta per lasciare il posto. Se lui ti risponde “sì”, la felicità che provi ad aver risparmiato ore a girare per cercare parcheggio è immensa. Volevamo ricreare un’app che funzionasse allo stesso modo”. Ed effettivamente la felicità del parcheggio che si libera è una cosa che conosciamo tutti molto bene!
Al momento MonkeyParking, con il suo inconfondibile logo a forma di scimmietta in giacca e cravatta, sta riscuotendo un discreto successo ma è ancora troppo presto per fare dei bilanci. “Abbiamo avuto anche picchi di 500-600 download al giorno, ma è difficile valutare quante persone diventino utilizzatori attivi”, spiega Paolo, uno dei giovani fondatori.
Naturalmente quest’app sta sollevando anche qualche polemica e qualche (lecita) domanda, prima fra tutte: è legale? Il parcheggio infatti è parte del suolo pubblico e in molti si chiedono se sia “corretto” e soprattutto possibile “mettere in vendita” una parte di suolo pubblico, fosse anche solo per qualche ora. Il dibattito è molto acceso online, sui social network, tra i più giovani che hanno accolto l’app con grande entusiasmo e tra chi ha invece una mentalità più conservatrice. La risposta per ora sembra abbastanza controversa e in via di definizione. Il CEO e fondatore Paolo ha risposto così alle polemiche: “Noi mettiamo in contatto le persone e permettiamo loro di scambiarsi e vendere la preziosa informazione sul fatto che si sta liberando un posto. Chi lascia un parcheggio sarà incentivato a farlo sapere perché avrà una ricompensa. Chi cerca posto, invece, guadagnerà tempo. La nostra app semplifica la vita”.
E se dovesse prendere piede, anche tra le polemiche, la vita la semplificherebbe veramente! Per ora l’app è disponibile solo a San Francisco e a Roma, ma sembra che molte richieste siano arrivate per lanciare l’app anche in altre città. Al momento i 3 ragazzi di Monkey Parking hanno organizzato un contest sul sito ufficiale dell’app dove tramite un sistema di voti si deciderà la prossima città in cui sarà lanciata l’app. Per ora le capolista sono New York e Boston, tra le città europee spiccano invece Berlino e Amburgo. Il prossimo step sarà inoltre rendere disponibile Monkey Parking non solo per iPhone ma anche per Android e Google.
Staremo a vedere se il sistema del “parking sharing” prenderà piede, scavalcando dunque un altro ostacolo della mobilità di tutti!
photocredit: Ohgizmo.com
Che cosa non può mancare in un grande film? Un cast d’eccezione, una storia coinvolgente, un finale entusiasmante e, naturalmente, un’automobile indimenticabile! Se ripercorriamo la storia del cinema italiano e internazionale è facile notare come molti di questi film vedano protagoniste anche delle splendide, leggendarie quattro ruote.
Ad esempio, il celebre film degli anni novanta “Ritorno al futuro” non sarebbe stato lo stesso senza la DeLorean, costruita dal protagonista Doc sulla base di una semplice DeLorean DMC-12. Ma perché proprio questo modello? La specifica scelta della DeLorean DMC-12 è stata motivata con la scena in cui Marty arriva nel 1955 andando a sbattere nel granaio dei Peabody. Non appena i Peabody vedono la DeLorean credono che si tratti di un’astronave aliena per le sue caratteristiche porte ad “ala di gabbiano”.
E per gli amanti di James Bond, quanta importanza hanno avuto i veicoli scelti nei film dell’agente 007? La più grande collezione al mondo di auto di James Bond attualmente conta 59 veicoli ed è di proprietà di un miliardario americano. L’automobile più antica ed esclusiva è l’auto sommergibile Fairey Huntress del 1963 del film “Dalla Russia con amore”, mentre la più nuova di tutta è l’Audi A5 e la Land Rover Defender del 2012, quattro ruote protagoniste del film “Skyfall”.
Gli appassionati di libri e film dell’orrore non avranno certamente dimenticato “Christine, la macchina infernale”, il cui film di John Carpenter del 1983 è stato tratto dall’omonimo libro di Stephen King. Il modello di macchina è una Plymouth Fury del 1958, ma nel film viene “interpretata” per la maggior parte del tempo da una Plymouth Belvedere, dal momento che le Fury sono molto rare. Inoltre nel romanzo ci sono vari riferimenti all’uso delle porte posteriori di Christine, ma il film ha previsto l’utilizzo di una vettura a due porte.
E che dire del modello Ford Gran Torino? Questa straordinaria automobile veniva prodotta dalla Ford per il mercato nordamericano tra il 1968 e il 1976, ed è stata resa celebre soprattutto grazie all’omonimo film di Clint Eastwood del 2008. Era inoltre protagonista del film “Il grande Leboswki” del 1998 e compare persino nella serie Fast & Furious, nello specifico nel film “Fast & Furious – Solo parti originali”.
Passando al cinema italiano l’auto forse più famosa della nostra storia è stata resa celebre dal capolavoro di Dino Risi, il delizioso film “Il sorpasso” del 1965 con Vittorio Gassman e Jean-Louis Trintignant. Si tratta della bellissima Lancia Aurelia B24, su cui i protagonisti Bruno e Roberto sfrecciavano attraverso la Via Aurelia fino alle meravigliose campagne Toscane. Il modello di Lancia Aurelia B24 è “sopravvissuto” ed è attualmente esposto presso Cinecittà.
Non possiamo naturalmente non citare “Herbie, Il Maggiolino Tutto Matto”, protagonista di un ciclo di film tutti dedicati a lui e rappresentato dalla celebre Beetle Volkswagen a partire dal primo film, nel 1968. E la macchina di Diabolik? Famosissima sia grazie al fumetto che al film, si tratta di una magnifica quanto esclusiva Jaguar E-Type del 1961. Proprio a causa di questi legami con Diabolik ed Eva Kant pochi sanno che inizialmente, negli anni sessanta, la casa britannica diffidò gli autori dal nominare la marca dell’auto in quanto temeva una pubblicità negativa!
Ma in seguito fu la stessa Jaguar a chiedere agli autori di Diabolik di realizzare delle immagini per celebrare i 50 anni dalla nascita del modello, perché per diventare una leggenda automotive non c’è niente di meglio che essere protagoniste di una grande storia!
photocredit: Garage Torino
Tutti i grandi appassionati di auto e motore dovrebbero fare una visita al Salone dell’Automobile di Ginevra. L’evento si svolge ogni anno a Ginevra, in Svizzera, dal 1905. Si tratta di una manifestazione esclusiva e di grande importanza storica, in più di 100 anni infatti si è interrotta solo a causa dei due conflitti mondiali. La prima macchina che venne presentata al Salone fu una Clément-Bayard (una casa automobilistica e aeronautica attiva dal 1900 al 1919) carburata a petrolio e alcool. Attualmente sembra assurdo, è vero, eppure anche nel 2014 le stranezze al Salone dell’Auto non sono mancate. Sì, perché quale migliore occasione se non Ginevra per presentare e scoprire tutti i concept automobilistici più innovativi? Alcuni davvero straordinari, altri forse solo bizzarri, sta di fatto che il Salone riserva sempre grandi sorprese.
Che dire ad esempio dell’incredibile bolide Koenigsegg Agera One:1, una macchina svedese potentissima che raggiunge la perfezione 1:1 tra peso e potenza, la cui velocità massima dichiarata si aggira intorno ai 440 km/h? Non mancano comunque le piccole “pietre preziose” tutte Made In Italy, come l’Alfa Romeo 4c o la Abarth 695 biposto, ispirata alla Fiat 500 originale.
Eppure il Salone di Ginevra quest’anno come sempre ha lasciato spazio alla più innovativa creatività: ad esempio, quanti di voi si sentono pronti per guidare una vettura in legno? Si chiama Biofiore ed è definita un’ecologica estrema. Ideata dalla cartiera finlandese UPM insieme all’università di Helsinki è completamente realizzata con materie provenienti da fonti rinnovabili, atossiche e senza solventi. Il motore è della Volkswagen, ma è alimentato dall’UPM BioVerno, un carburante speciale ottenuto dalla cartiera a partire dal legno.
Ma se il legno non dovesse essere di vostro gusto ricordate che c’è sempre l’auto stampata in 3D, presentata dalla tedesta Edag. La costruzione della vettura si basa sul concetto di produzione additiva: ogni componente viene realizzato strato su strato, abbattendo i costi e migliorando la robustezza. Certo, potrebbe essere la rivoluzione dell’industria, ma passerà del tempo prima che le macchine stampate in 3D calchino le nostre strade.
Quest’anno poi come al solito non si smentisce Frank Rinderknecht, uno tra i designer più originali e creativi, che dopo aver proposto l’auto subacquea nel 2010 (tre motori: due su strada e uno marino, per viaggi un po’ particolari…) ha presentato nel 2014 XchangE, un salotto su quattro ruote che dispone di 20 allestimenti diversi. Praticamente un salotto, una lounge, è possibile arricchirlo con poltrone, divanetti, televisori e macchinette per il caffè italiane, per non farsi mancare proprio niente. Frank Rinderknecht è fatto così, la nascita della sua casa automobilistica Rinspeed risale al 1979 e si è sempre distinta per originalità forse eccessiva ma certamente innovativa, divertente e originale, sempre improntata alla ricerca di nuove soluzioni per la mobilità, senza nessun timore di rischiare e sperimentare!
E che dire, infine, della vettura che si ispira in tutto e per tutto all’automobile di Batman? Realizzata in soli 47 giorni da 30 studenti del Centre Espera di Montbéliard in Francia questa vettura, anche se rossa, richiama la potenza e la linea avveniristica della bat mobile e dispone di un motore Citroen DS3, per chi alla guida vuole sentirsi proprio come un supereroe!
Il Salone di Ginevra è un evento che dimostra che la creatività del mondo dell’automotive è ancora viva e attiva, e sempre più professionisti, tecnici e appassionati si stanno ingegnando per trovare soluzioni di mobilità sempre nuove, con particolare occhio a tutto ciò che è anticonvenzionale. Il mondo delle auto del resto è stato creato per guardare al nuovo senza paura e senza pregiudizi, come ci ricorda la frase più famosa di Henry Ford, fondatore della casa automobilistica omonima: “Se avessi ascoltato i miei clienti avrei dato loro un cavallo più veloce”. Perché i clienti hanno sempre ragione, ma sta ai grandi uomini coraggiosi aver voglia di creare il futuro!
photocredit: Motorpad.it