La stampa 3D e le sue mille applicazioni
Se fino a qualche anno fa sarebbe sembrato futuristico, adesso il termine “stampante 3D” è entrato nel nostro linguaggio comune. Ne leggiamo su internet e le vediamo a fiere e manifestazioni: i loro utilizzi diventano sempre più svariati, dal campo del design a quello alimentare, a quello spaziale e a quello medicale.
Cos’è una stampante 3D? per chi ancora non lo sapesse, si tratta di un tipo di stampante che consente di creare oggetti solidi in tre dimensioni partendo da un modello digitale. È una forma di produzione ‘additiva’ in quanto l’oggetto è creato sovrapponendo strati di materiali successivi; al contrario del processo sottrattivo che invece rimuove materiale per creare forme (come può essere nella classica lavorazione del legno e del marmo per esempio).
Come per ogni novità, è già cominciata la gara agli utilizzi più originali: c’è chi ad esempio è riuscito a creare l’oggetto più piccolo al mondo stampato in 3D. Lance Abernethy, un ingegnere col pallino per le miniature, ha realizzato una riproduzione esatta di un trapano, che misura meno di 2×2 cm… ed è perfettamente funzionante, azionabile tramite un minuscolo bottone! Il tutto è stato stampato in 3 ore e poi meticolosamente assemblato. Guardate qui: https://youtu.be/gTb9FtcpVoI.
Le stampanti 3D hanno presto fatto gola anche all’industria del design e della moda. All’ultimo CES di Las Vegas sono apparsi vestiti, scarpe, borse stampati in 3D.
In particolare, Nervous System, studio di design, ha realizzato un “Kinematic Dress”: un vestito morbido costituito da vari pezzi rigidi connessi tra loro, che ne consentono la piegatura come fosse un tessuto vero. 2.279 elementi collegati tra loro da 3.316 cerniere per creare un abito davvero unico nel suo genere!
Come spiega il direttore creativo dello studio, Jessica Rosenkrantz, la sfida maggiore è stata quella di realizzare un abito davvero indossabile e comodo: “alcuni designer trascurano questo aspetto e creano pezzi di design ottimi per le copertine di riviste patinate, ma che per il corpo umano spesso non sono che rigide gabbie di plastica. Noi non pensavamo a questo. Noi pensavamo a come usare la tecnologia di cui possiamo disporre oggi per produrre abiti davvero indossabili”.
Il trucco è stato quello di simulare nel modello virtuale la piegatura dell’oggetto e della sua possibile estensione; la stampante 3D stampa poi un unico blocco di materiale da cui viene poi “soffiato” via l’eccesso: il risultato è un reticolato mobile molto simile a un tessuto naturale che permette al vestito di adattarsi ai movimenti del corpo.
Le stampanti 3D trovano un impiego avanzato anche nel settore medicale, in particolare in chirurgia: vengono usate infatti in fase preliminare a un intervento chirurgico per studiare l’anatomia e spiegare l’operazione al paziente. Ad esempio, al reparto di chirurgia del Policlinico San Matteo di Pavia si utilizzano da tempo ormai modelli anatomici stampati in 3D, ricostruiti a partire da immagini TAC del paziente: nell’istituto il 50% della chirurgia pancreatica e il 100% della chirurgia splenica e renale sfrutta infatti il supporto di modelli stampati in 3D.
L’università di Pavia inoltre ha avviato un progetto di crowdfunding con lo scopo di creare a Pavia un centro di riferimento nazionale per offrire ai chirurghi questa tecnologia: https://universitiamo.eu/campaigns/stampa-3d-per-chirurgia.
Dalla Cina invece è arrivata la prima auto elettrica costruita con una stampante 3D! Si chiama Sanya Si Hai 3D, è alimentata da batterie ricaricabili, può viaggiare fino ad una velocità massima di 40km/h e costa circa 1.600 euro. Il modello è stampato con una brillante carrozzeria dorata!
Chissà quali altre frontiere si riusciranno ad esplorare grazie alle stampanti 3D?
Ne sentiremo parlare sicuramente