Archivio per 2015
L’estate è finalmente arrivata! Pronti per partire per le vacanze?
“Hai controllato l’olio e le gomme?”
Non è solo una frase ricorrente che potrebbe dirci la nostra partner o un nostro amico come noi in procinto di partire per un viaggio in auto.
Spostarsi con la propria vettura ha sicuramente vantaggi come la comodità e in molti casi anche risparmio nella spesa di viaggio, ma ci sono alcuni accorgimenti che non dovete trascurare prima di ogni partenza, per viaggiare in sicurezza!
E’ importante verificare lo stato dell’olio del motore ed eventualmente rimboccarlo o sostituirlo, soprattutto se si prevede un viaggio abbastanza lungo, per evitare il rischio di causare grossi danni al motore.
Fondamentale anche effettuare un controllo alle pastiglie dei freni e del liquido di raffreddamento, importante in previsione di lunghe code con il motore acceso, una eventualità molto probabile in questi mesi “caldi” riguardo agli spostamenti su strada date le vacanze.
Esaminare i pneumatici per verificare se è giunto il momento di sostituirli: devono essere in un buono stato e non troppo consumati. Di norma dei buoni pneumatici riescono a durare anche 40/50 mila Km, quelli meno buoni 10 mila Km. Non sono regole ferree, ma solitamente i pneumatici vanno cambiati quando la differenza tra la profondità delle scanalature principali di due pneumatici montati su uno stesso asse supera i 5 mm: questo scarto di usura infatti può disturbare il comportamento dell’auto. Obbligatorio cambiarli anche quando presentano usure anomale o peggio crepe, tagli o deformazioni.
Non è obbligatorio montare quelli estivi ma quelli con un codice di velocità corretto.
Molte persone partiranno per località marittime con clima da sogno, ma non bisogna dimenticare neanche la possibilità di pioggia e quindi è bene riboccare il liquido lavavetri e verificare le spazzole.
Sensori di parcheggio e dispositivi connessi a Internet sono la base principale dello “smart parking”, l’ultima frontiera del parcheggio assistito per aiutare gli automobilisti nel trovare posto su strada e ottimizzare la sosta.
A San Francisco era stato realizzato già nel 2011 un sistema che precorreva i tempi, SFPark (http://sfpark.org). L’amministrazione comunale ha fatto incorporare migliaia di sensori wireless nella pavimentazione per raccogliere costantemente le informazioni sulla disponibilità di posti liberi e trasmetterle al sistema centrale. L’app dedicata per smartphone indica poi i parcheggi disponibili e il percorso per raggiungerli. Il sistema determina anche il costo del parcheggio in base alla posizione (più o meno appetibile) e all’ora. Questo servizio ha permesso di abbassare il traffico parassitario del 50%.
A Londra, il quartiere di Westminster ha avviato la prima sperimentazione europea facendo installare 3 mila sensori a infrarossi per sorvegliare i parcheggi, anche questi rintracciabili dagli automobilisti tramite App dedicata.
Un’azienda molto attenta a questo tema è Bosch, secondo cui in Germania si impiegano mediamente 10 minuti per trovare parcheggio, guidando per 4 chilometri e sprecando 1,35 euro di carburante. Bosch ha sviluppato dei sensori wireless da installare nel manto stradale e che riconoscono se un posto è occupato o meno e creano così una mappatura di parcheggi che viene trasmessa via Internet al device di chi sta guidando nelle vicinanze. Inoltre per trasmettere le informazioni i sensori utilizzano un trasmettitore radio a risparmio energetico cosicché non c’è spreco di energia.
Così come Apple con Apple CarPlay, anche Google si è attrezzata sviluppando la sua piattaforma integrabile all’interno delle vetture: Android Auto permette di sincronizzare il proprio smartphone Android con lo schermo al centro della plancia.
Il sistema è compatibile solo con gli smartphone che possiedono un sistema operativo Android 5.0 Lollipop o le versioni successive e lo smartphone va collegato con un cavo MicroUSB standard.
Android Auto è progettato per fornire tutto ciò che serve in viaggio.
Una schermata di panoramica mostra automaticamente informazioni utili, organizzate in semplici schede che compaiono solo quando è necessario.
Google Maps è naturalmente integrato: il navigatore gratuito consente di arrivare a destinazione tramite i comandi vocali, mostrando le informazioni sul traffico in tempo reale, l’indicatore di corsia e altro ancora. Il navigatore di bordo è utile anche per sincronizzare gli appuntamenti in agenda in modo da programmare per tempo le tappe da raggiungere.
Non solo: entro la fine dell’anno Google rilascerà una versione di Maps che consentirà di ricevere indicazioni anche offline, utile in zone in cui la connessione Internet è assente o disturbata.
Le “smart tecnologies” fanno sempre più parte della nostra quotidianità.
Smart-phones, Smart-TV, Smart-glasses, Smart-watches.
L’aggettivo ‘smart’ di solito si riferisce a oggetti che sono interattivi, si connettono a Internet e riescono a compiere azioni autonomamente. In questo senso questo oggetti vengono reputati ‘smart’, ossia “intelligenti”: sono in grado di cogliere degli input, applicare dell’intelligenza come se avessero un cervello, e produrre delle azioni.
Una collaborazione tra ricercatori in Cina e Stati Uniti ha portato allo sviluppo di “smart windows”: finestre che sarebbero in grado di generare energia in maniera autonoma sfruttando le diverse condizioni atmosferiche che si presentano di volta in volta.
In che modo? La chiave in questo caso sta nell’utilizzo di ‘nanogeneratori triboelettrici’ per catturare l’energia. Dietro questi due termini che sembrano astrusi per i non addetti ai lavori c’è in realtà un fenomeno che tutti abbiamo sperimentato nella quotidianità: a chi non è capitato di avvertire l’effetto elettrostatico sfilandosi un maglione o una felpa?
Si tratta appunto di convertire energia meccanica in elettricità sfruttando lo sfregamento di materiali diversi, come accade strofinando una penna a sfera su un paio di jeans.
Mercedes ha partecipato all’ultima Disruptive Week 2014 tenutasi a fine aprile, una serie di manifestazioni milanesi dedicata ai temi dell’Internet of Things e sul modo in cui la tecnologia può concretamente migliorare la nostra vita.
Infatti, se in passato il mondo automotive si è concentrato principalmente sul miglioramento delle prestazioni dei veicoli, negli ultimi anni il settore si è impegnato soprattutto nella ricerca di nuove soluzioni tecnologiche da installare a bordo delle auto, per rendere le automobili sempre più confortevoli e connesse.
In quell’occasione Mercedes ha presentato 5 soluzioni importanti.
Allergy-friendly. Le automobili Mercedes vengono costruite con materiali (inserti, pulsanti, tasti) testati per le allergie da contatto. La casa automobilistica è infatti l’unico brand che può vantare la certificazione come Marchio di Qualità dal Centro Europeo per la Ricerca sulle Allergie (ECARF, European Centre for Allergy Research Foundation). Non solo: un team di ricerca per la qualità dell’aria nell’abitacolo lavora costantemente per garantire che i materiali utilizzati risultino piacevoli anche all’olfatto.
Attention assist. È un sistema che registra e analizza i movimenti dello sterzo del guidatore creandone un profilo personalizzato e in base a questo è in grado di rilevare anomalie nella guida che possono denotare sonnolenza o disattenzione. Ai primi sintomi di stanchezza il sistema avverte il guidatore con segnali ottici e acustici, che lo invitano a fare una pausa. Il livello di attenzione del guidatore è costantemente monitorato e reso visibile sul display nell’abitacolo tramite un grafico a barre colorato in cinque livelli. Quando scatta l’allarme, sul display appare una tazza di caffè e viene emesso un segnale acustico. Il sistema rimane attivo nell’intervallo di velocità dai 60 ai 200 km/h ed è possibile comunque impostare un livello personalizzato di sensibilità della strumentazione, regolandone a piacimento la soglia.
Abbiamo già parlato di questo sistema in un articolo precedente: anche Mercedes si adeguerà all’implementazione di questo dispositivo in grado di effettuare automaticamente una chiamata ai soccorsi in caso di incidente grave.
Grazie al social sharing di servizi, oggi è ancora più facile organizzare delle vacanze low cost, specialmente in vista dell’estate: BlaBlaCar ad esempio per tagliare i costi di viaggio e servizi come AirBnB e Couchsurfing per risparmiare sull’alloggio.
Ma da qualche anno esiste anche il “nightswapping”: è lo “scambio di notti”. Si mette a disposizione la propria casa per il pernottamento e si ottengono in cambio altri pernottamenti di cui poter usufruire in altre località di tutto il mondo!
Anche chi è locatario può effettuare “nightswapping”: infatti viene considerato come un prestito e non come subaffitto, dato che non essendoci un pagamento in denaro è come se si ospitasse un parente o un amico.
Nello specifico, ci sono tre modi di fare “scambio notti”. Il primo: ospitare qualcuno mentre si è in casa; il secondo: si pernotta da un membro della community mentre lui soggiorna a casa nostra, facendo uno scambio contemporaneo; infine il terzo: si alloggia in un’abitazione mentre il proprietario è fuori casa.
L’idea è nata da una start-up francese con base a Lione, creata da Serge Duriavig, 39enne francese ed ex direttore associato di SmartBox. La piattaforma è stata lanciata nel 2012 e ad oggi conta 10.000 alloggi registrati mettendo in contatto già oltre 60.000 membri in 130 paesi.
In questo concetto nuovo di scambio, la moneta virtuale utilizzata è quindi la “notte”. Ma non tutti gli alloggi avranno lo stesso valore: l’ospitalità è calcolata attraverso un algoritmo che dà diritto a un numero diverso di notti come pagamento, che sono poi spendibili tra tutti gli utenti del sito e non per forza da coloro che abbiamo ospitato. L’algoritmo prende in considerazione 5 criteri: il tipo di sistemazione, la superficie, il livello di comfort, il numero di stanze disponibili e l’attrazione turistica della tua città.
“Così, un membro che propone un appartamento piccolo può soggiornare in un castello, ma per un numero minore di notti. Altrimenti, potrà soggiornare più tempo in un alloggio più modesto del suo” (nightswapping.com).
Il Parlamento europeo ha ufficialmente approvato i sistemi “e-Call”, i dispositivi che allertano automaticamente i servizi di soccorso in caso di incidente stradale. Secondo la disposizione dell’Ue, entro il 31 marzo 2018 questi sistemi salvavita dovranno essere installati sui nuovi modelli di auto e furgoni leggeri. Nei tre anni successivi, poi, la Commissione Ue dovrà valutare l’eventuale estensione dei dispositivi e-Call ad altre categorie di veicoli come autobus, pullman o camion.
Il sistema e-Call utilizza una tecnologia che effettua automaticamente una chiamata d’emergenza al numero 112 in caso di incidenti stradali gravi, permettendo di conoscere immediatamente il tipo e le dimensioni dell’operazione di salvataggio necessaria, l’esatta localizzazione dell’incidente, così da raggiungere il luogo più velocemente e salvare vite, ridurre la gravità delle lesioni e il costo degli ingorghi su strada.
Per tutelare la privacy, nella nuova normativa è stata inserita una clausola di protezione dei dati in modo tale che il sistema di bordo e-Call non sia tracciabile prima dell’avvenuto incidente. La chiamata automatica dovrà fornire ai servizi di emergenza solo le informazioni minime, come ad esempio il tipo di veicolo, il combustibile utilizzato, il momento dell’incidente, la posizione esatta e il numero di passeggeri.
L’utilizzo in tutta l’Ue del sistema di emergenza e-Call a bordo dei veicoli contribuirà a migliorare la sicurezza stradale.
Tesla entra nel mercato dei sistemi di accumulo stazionari con una batteria che si chiama “Powerwall”. Come afferma il CEO di Tesla Elon Musk, “il problema evidente con l’energia solare è che il sole non splende di notte”. Powerwall è nata per massimizzare l’autoconsumo da fotovoltaico e risolve proprio il problema dello storage di energia solare raccolta di giorno dai pannelli rendendola così spendibile la notte.
Il suo funzionamento è semplice ma rivoluzionario: si ricarica collegandola ai pannelli fotovoltaici e riesce ad accumulare fino a 7 kWh (nella versione base) o 10 kWh (nella versione pensata per le aziende), che restano a disposizione dell’utente quando ne ha bisogno, non soltanto nel momento della produzione.
Il sistema è costituito da batterie agli ioni di litio provviste di un sistema per il controllo della temperatura per prevenire il rischio di incendio nelle batterie al litio e di un’interfaccia in grado di dialogare con un inverter.
Powerwall pesa 100 chili e misura 130 centimetri per 86, è profondo solo 18 centimetri, si può installare sia all’interno che all’esterno. Si appende al muro e Tesla ha avuto un occhio di riguardo anche per il design dell’oggetto.
Powerwall funziona grazie a un inverter che sia capace non solo di regolare la carica, ma anche di gestire la batteria e monitorare i carichi e per questo difficilmente potrà funzionare con l’inverter già installato in casa, dato che dovrà interfacciarsi in maniera intelligente con l’intero impianto elettrico.
A tal proposito Tesla ha annunciato la partnership con produttori come Fronius e Solaredge, che sviluppano inverter in grado di gestire anche la batteria per i nuovi impianti fotovoltaici.
Da questo mese si aggiunge un altro tassello al processo di “dematerializzazione” in campo assicurativo. Dal 18 aprile infatti è stata attivata la condivisione tra la banca dati delle coperture assicurative e la motorizzazione, con comunicazione automatica e continua tra i due database: gli aggiornamenti diventano in tempo reale e sarà possibile aumentare i controlli sullo stato assicurativo dei veicoli, contrastando il fenomeno dei contrassegni contraffatti e delle auto che circolano senza assicurazione, piaga che conta ben 4 milioni di veicoli secondo quanto stimato dal Ministero delle Infrastrutture.
L’altra novità è che da giugno l’attestato di rischio diventa elettronico.
In realtà dal 1 luglio i nuovi contratti RCA dovranno prevedere l’attestato di rischio elettronico, ma siccome secondo regolamento il documento dev’essere consegnato 30 giorni prima, di fatto già da oggi 1 giugno comincerà l’eliminazione dell’attestato di rischio cartaceo.
Questo è un passo fondamentale per il mondo assicurativo: per cambiare compagnia infatti non si dovrà più inviare l’attestato di rischio alla nuova assicurazione ma dato che tutto viaggerà “on-line” saranno le compagnie stesse ad occuparsi di tutto.
Ma non è finita qui: l’attestato di rischio potrà essere inviato anche tramite canali “non convenzionali” fino ad ora, ossia Facebook, Twitter e anche Whatsapp. A confermarlo è Antonio De Pascalis, capo del servizio studi Ivass (Istituto per la Vigilanza sulle Assicurazioni). Il documento è a disposizione degli assicurati principalmente sul sito web della compagnia ma può essere prevista anche un’altra modalità di invio a scelta tra quelle proposte dall’Ivass: posta elettronica, App per smartphone e Social network.
Un’altra data da ricordare per questo processo di “alleggerimento” dal cartaceo è il 18 ottobre, quando sparirà il contrassegno dal parabrezza delle vetture, che sarà appunto sostituito dal tagliando elettronico. Questo è un altro passo importante anche in termini di sicurezza e regolamentazione: prima di adesso i vigili urbani e la polizia stradale dovevano controllare le vetture manualmente; col tagliando elettronico la regolarità verrà verificata con la lettura della targa. Entro il 18 ottobre quini vi sarà tempo per omologare il sistema dei controlli autovelox, tutor e zone a traffico limitato per poter trasmettere i dati di ciascun veicolo, grazie alla comunicazione istantanea tra database delle Forze dell’ordine, del Ministero dei Trasporti e della Motorizzazione civile già avviata lo scorso 18 aprile.
Grazie a queste innovazioni si va così verso una “dematerializzazione” e una semplificazione dei processi oltre che una maggiore sicurezza e tutela per tutti.
Non ci sono dubbi che il futuro, anche quello assicurativo, è sempre più digital!
L’Italia, si sa, primeggia nel settore Design. Quando il Made In Italy si sposa anche con la sostenibilità e si crea qualcosa di inedito, il primato è ancora più meritato.
È italiana infatti la prima “panchina intelligente”. È dotata di prese elettriche e Wi-Fi e di un sistema di SOS attivo H24. Inoltre, un sensore per la pioggia che disattiva la corrente dalla panchina lasciando attivo solo il sistema di emergenza, il cui servizio è gestito da una centrale operativa H24 con comunicazioni vocali bidirezionali. Per questo, la panchina offre una sicurezza a tutto tondo, pensata anche per gli imprevisti: è anti-vandalo e anti-furto.
Questa panchina “smart” si inserisce in un generale ripensamento degli spazi pubblici. Come spiegano dal Politecnico di Milano dove è stata brevettata da un team di ingegneri: “La panchina, elemento classico dell’arredo urbano, diventa tecnologica per rispondere a nuove esigenze e si trasforma in seduta multifunzionale”.
Non solo, è anche una panchina ecosostenibile in quanto realizzata con materiali compositi derivanti dall’aeronautica: PVC espanso rivestito di tessuti in fibra di carbonio impregnati di resina epossidica. La superficie è in tessuto di fibre di carbonio albuminizzato e il corpo centrale è in carbonio a vista. Materiali che rendono la panchina sottile ma nello stesso tempo resistente e leggera e facile da installare proprio per la sua leggerezza.
La panchina è anche rintracciabile al buio! I suoi profili infatti sono trattati con una resina capace di assorbire la luce del sole per restituirla di notte rendendola così visibile.